Obiettivi

 

Il laboratorio intende proporre una riflessione sulle condizioni necessarie per una comunicazione interpersonale e interculturale efficace, che possono essere così riassunte:

  • Consapevolezza di sè
  • Consapevolezza del proprio corpo e stato di coscienza
  • Consapevolezza di come acquisiamo conoscenze su persone e contesti
  • Capacità di cambiare prospettiva
  • Capacità di praticare empatia cognitiva, emotiva e somatica

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 



I temi saranno trattati in modalità laboratoriale, pertanto verranno condivise esperienze e riflessioni dei partecipanti che servirano come base di partenza per sviluppare consapevolezza e competenza di osservazione di sè e dei contesti di lavoro e di relazione.La riflessione verterà sui seguenti temi: 

  • Evoluzione del concetto di incorporamento o embodiment
  • I temi saranno trattati in modalità laboratoriale, pertanto verranno condivise esperienze e riflessioni dei partecipanti che servirano come base di partenza per sviluppare consapevolezza e competenza di osservazione di sè e dei contesti di lavoro e di relazione.La costruzione dell’identita culturale e sociale  e il suo incorporamento
  • La consapevolezza culturale nell’esperienza quotidiana del corpo
  • Le resistenze alla percezione 
  • La rappresentazione dell’esperienza attraverso il linguaggio
  • La comprensione delle modalità di incorporamento degli altri
  • La comunicazione interpersonale e interculturale da organismo a organismo




La consapevolezza della percezione culturale non è un concetto nuovo. Gehlen  (1942, 1983) ha documentato in anni relativamente recenti, ciò che molti filosofi del passato, da Platone a Tommaso d’Aquino a Kant, da Herder a Schopenauer avevano già postulato: l’essere umano è nulla senza la Techné. La mancanza biologica che impedisce agli esseri umani di sopravvivere in maniera istintiva, trova il suo rimedio nell’azione—nella creazione di tecniche che permettono agli esseri umani di sopravvivere, di selezionare e di stabilizzare culturalemente alcuni modelli(Galimberti, 1999). La cultura è il contesto creato dall’uomo attraverso letechné. Non solo, diversi contesti culturali costituiscono diverse organizzazioni di percezioni che acquisiscono significati differenti. Hall (1959, p. 119) dice, “non esiste una cosa chiamata ‘esperienza’ in astratto, come una modalità separate e distinta dalla cultura. La cultura non è né derivata dall’esperienza, né uno specchio dell’esperienza. Infine non può essere testata alla luce di qualcosa di mistico definita come esperienza. L’esperienza è qualcosa che l’uomo proietta nel mondo circostante mentre lo assume nella sua forma culturalmente determinata”. 

 L’approccio qui adottato per trattare l’incorporamento della cultura, muove i passi da ciò che Johnson (1999) chiama l’inconscio cognitivo e fenomenologico. Il contributo è la diretta connessione della tecnica pedagogica del “reframing” attraverso movimenti fisici che, associati a una ri-simbolizzazione cognitiva, mira all’espansione del repertorio di assunti. L’acquisizione di tale competenza conduce a una prospettiva etnorelativa che non è più solo cognitiva ma organismica, risultando in un senso di appropriatezza che è fisico, psicologico e morale. Ciò implica una mediazione tra diverse cornici cognitive interne che sono incorporate e nella mediazione tra sè e il contesto sociale.




Si caldeggia una disposizione aperta e una sospensione del giudizio su di sè e sugli altri. Si richiede discrezione nel riportare i vissuti della classe fuori dal contesto del laboratorio.






Il laboratorio consiste nella proposta di riflessioni guidate che richiedono un coinvolgimento individuale e alcune situazioni di gruppo. Sono previste esperienze di lavoro somatico basate sulla respirazione profonda e su esercizi di matrice bioenergetica. E’ opportuno pertanto indossare indumenti comodi, indossare calze di cotone e portare un telo da spiaggia e/o un piccolo materassino tipo yoga.

Nel caso in cui il laboratorio si svolgesse in un periodo limitato da regolamento COVID 19 di ateneo, il programma potrà subire variazioni e sarà proposto in una modalità da remoto.

 

 



La valutazione consiste nella partecipazione attiva e costante al laboratorio nella sua interezza (24 ore).


Bennett, M. J., Castiglioni, I. 2004. Embodied ethnocentrism and the feeling of culture: a key to training for intercultural competence, in Landis D., Bennett J. M., Bennett M.J., Handbook of intercultural training, 3rdedition. Thousand Oaks: Sage

 

Csordas T.J., 1999. Embodiment and cultural phenomenology. In Weiss G. & Haber H.F. (eds.) Perspectives on embodiment. New York: Routledge

 

Lakoff, G., Johnson M. 1998. Metafora e vita quotidiana, Milano: Bompiani

 

Reyna S. P., 2002. Connections. Brain, mind and culture in a social anthropology. New York: Routledge

 

 

Letture scelte verranno fornite ai partecipanti durante il laboratorio

 



The workshop aims to generate a reflection for participants about the necessary conditions for an effective intercultural and interpersonal communication which can be summed as:

  • Self Awareness
  • Body self awareness and consciousness
  • Awareness on one's own acquisition of knowledge about people and contexts 
  • Ability to change perspective
  • Ability to practice cognitive, emotional and somatic empathy 

Themes will be dealt with in a seminar like way, therefore participants will be asked to share experience and reflections as a starting point to develop awareness and self observational competence in working and relational contexts.

Reflection will be based upon:


  • Development of the concept of embodiment
  • cultural awareness in the everyday experience of the body
  • Resistance to perception
  • Representation of experience through language
  • Understanding of other people's embodiment of culture
  • Interpersonal and intercultural communication from organism to organism


Cultural perceptual awareness is not a new concept. Gehlen (1942, 1983) has documented in contemporary times what many other philosophers, from Plato to Thomas Aquinas to Kant, to Herder and Schopenauer, had postulated in the past: the human being, is nothing without the Téchne[1]. The biological deficiency of human beings to survive instinctually, finds its remedy in action -- in the creation of techniques that allow humans to survive, select and culturally stabilize patterns(Galimberti, 1999).Culture is the context created by man through téchne. Moreover, different cultural contexts are different arrangements of perceptions that take on different meanings[2]. Hall (1959, p. 119) says, “there is no such thing as ‘experience’ in the abstract, as a mode separate and distinct from culture. Culture is neither derived from experience nor held up to the mirror of experience. Moreover, it cannot be tested against some mystical thing thought of as experience. Experience is something man projects upon the outside world as he gains it in its culturally determined form.” 

The treatment of the embodiment of culture undertaken here starts with the level that Johnson (1999) calls Cognitive unconscious and Phenomenological. The contribution is the direct pedagogical connection of “reframing” through physical movements that, coupled with cognitive re-symbolization, aims at dealing with the expansion of the repertoire of assumptions. The acquisition of this capacity leads to owning the ethnorelative perspective not only cognitively, but organismically, ending in a feeling of appropriateness which is physical, psychological and moral. This implies mediation among different internal cognitive frames embedded in body frames, and mediation between oneself and the social context. 



[1]       Téchnederives from héxis noûwhich means: being master and dispose of one’s own mind. Plato,Cratilo, 400 b; 414 b-c. By this term Galimberti (1999) and more generally the language of philosophy, means both the universe of means (technologies) which compose the technical apparatus and the rationality needed to use it efficiently and functionally.

[2]       See also E.T. Hall (1959); Marshall R. Singer (1998). 



Participants are encouraged to bring an open disposition, a suspension of judgement on one's self and others. Discretion is required when sharing experience outside of the workshop's context.




The workshops is made of a series of guided reflections requiring individual and group engagement. There will be some physical (somatic) experience based on deep breathing and on some exercise derived from bioenergetics.
It is advised to wear comfortable clothes and cotton socks, and to bring along a yoga mat or a big towel.

Were the workshop to be scheduled during a time affected by COVID-19 restrictions, the program will be subject to changes and will be offered remotely.

Assessment is through active participation to the whole workshop (24 hrs).

Bennett, M. J., Castiglioni, I. 2004. Embodied ethnocentrism and the feeling of culture: a key to training for intercultural competence, in Landis D., Bennett J. M., Bennett M.J., Handbook of intercultural training, 3rdedition. Thousand Oaks: Sage

 

Csordas T.J., 1999. Embodiment and cultural phenomenology. In Weiss G. & Haber H.F. (eds.) Perspectives on embodiment. New York: Routledge

 

Lakoff, G., Johnson M. 1998. Metafora e vita quotidiana, Milano: Bompiani

 

Reyna S. P., 2002. Connections. Brain, mind and culture in a social anthropology. New York: Routledge

 

Further readings will be assigned to participants during the workshop

 




Staff

    Docente

  • Ida Castiglioni

Metodi di iscrizione

Iscrizione manuale