Tra guerra e dopoguerra: il "mito del ritorno" in due romanzi di Cesare Pavese

Con una guerra d’invasione sulla soglia di casa un corso di Letteratura italiana contemporanea non può esimersi dal proporre testi sul secondo conflitto mondiale e sulla resistenza partigiana che ha segnato il nostro paese e, in particolare, una generazione di giovani che ha dovuto rispondere a una chiamata alle armi. Perciò la parte monografica del corso affronterà il tema della guerra, tra impegno politico e disagio esistenziale, attraverso due romanzi del nostro Novecento: La casa in collina e La luna e i falò di Cesare Pavese.
Se la letteratura è simulazione d’esperienza – e lo è – il protagonista della Casa in collina ci mette al centro di un motivo filosofico per eccellenza, a una questione decisiva nella vita di ciascuno di noi: la scelta. Corrado è di fronte a un bivio cruciale, di fronte all’accadere di un evento che sconvolge la vita di tutti deve prendere posizione: arruolarsi in una formazione partigiana o astenersi dall’azione? Ma a coinvolgerlo non sono solo gli eventi storici, sono in gioco anche dilemmi privati, affetti amicali e vita sentimentale, angoscia del presente e visione del proprio futuro.
L’ultimo romanzo di Pavese, La luna e i falò, forma con La casa in collina una sorta di dittico. Medesima è l’ambientazione geografica – le colline delle Langhe piemontesi – ma quando Anguilla – soprannome del protagonista – torna al paese che l’ha visto crescere, e che aveva lasciato per cercar fortuna in America, la guerra è finita e tutto, anche in paese, è cambiato. Il viaggio di ritorno diviene un viaggio della memoria, un «pellegrinaggio sentimentale» alla ricerca dei luoghi e delle persone dell’infanzia e dell’adolescenza, un itinerario di conoscenza e rivelazione di sé e dei destini di vite travolte dalla storia. Esclusione, perdita, solitudine, spaesamento sono alcuni motivi che innervano la vicenda di Anguilla.
Un analogo, ambivalente, «sentimento del ritorno» – il ritorno del ragazzo che si è stati – benché diversamente declinato, connota entrambe le vicende dei protagonisti, tesi alla conquista di una forse irraggiungibile maturità.
Sono romanzi dove tutti i principali temi pavesiani – il paese, il viaggio, le radici, il selvaggio, il sacro, il rito e il mito – in un gioco di rimandi e riprese trovano il loro più persuasivo esito narrativo, e la passione di Pavese per la psicologia, l’antropologia e la storia delle religioni la loro cifra più risolta.