Syllabus del corso
Obiettivi formativi
Il corso, che si tiene in un luogo dove si incontra la sofferenza nella sua dimensione tragica cioè il carcere, intende, nella sua prima parte, introdurre il significato di mediazione avvicinandolo ai tratti distintivi della tragedia greca.
Il corso, nella sua seconda parte, mette in evidenza come le storie di tutti i partecipanti si intrecciano, quasi a sovrapporsi le une alle altre in un altalenarsi tra singoli e gruppi, tra coscienza individuale e coscienza collettiva, come due sguardi differenti che si confrontano. L’obiettivo formativo quindi quello di uno sviluppo del sé al fine di potersi confrontare in situazioni di conflitto e sapersi relazionare empaticamente nella sofferenza e nella rinascita.
Contenuti sintetici
Fare mediazione significa prendersi cura con modalità inedite sul piano socio-istituzionale di comportamenti cosiddetti antisociali e/antigiuridici che producono in noi stessi e negli altri incomprensione, sensi di colpa, sentimenti di rivolta, risentimento, tradimento, rabbia, desiderio di vendetta, disonore, umiliazione. Per fare mediazione, dunque, occorre reggere la paura dei potenziali effetti distruttivi di questi sentimenti sociali e imparare a situarsi tra le persone che ne sono im-mediatamente portatrici. E’ da quel non-luogo che il mediatore cerca di incontrare la fonte di quei conflitti che creano un vuoto, un isolamento dei singoli confliggenti nel proprio vissuto, nella propria versione dei fatti, nella propria solitudine e separazione dall’altro. La mediazione, nella prospettiva umanistica di Jacqueline Morineau, intende aprire col tempo, un nuovo spazio nella società contemporanea, poiché indica una strada lungo la quale le emozioni, gli affetti, i sentimenti sociali che sono messi a nudo, a repentaglio, violati, possono esprimersi attraverso la partecipazione ad un nuovo rito.
Programma esteso
Lo spirito delle pratiche di mediazione va individuato nel fatto che ad ogni gesto, a ogni atto che provoca in altri sofferenza, dolore, fa da contrappunto un luogo in cui tale dolore può essere detto e ascoltato (da A. Ceretti, Introduzione allo Spirito della mediazionedi J. Morineau).
Il corso, che si tiene in un luogo dove si incontra la sofferenza nella sua dimensione tragica cioè il carcere, intende, nella sua prima parte, introdurre il significato di mediazione avvicinandolo ai tratti distintivi della tragedia greca. Ma propone un tema più specifico quello della mediazione con sé stessi, scavando negli abissi della propria anima per incontrare i propri demoni e riconoscerli. Così si parla della maschera come metafora del diverso da sé, l’alter ego. In generale si ha una nozione negativa di maschera: ciò dietro a cui il volto dell’essere umano si nasconde. La natura della maschera è quella di essere doppia. Si tratta della doppia polarità dei suoi versanti: essa si affaccia verso l’interno e verso l’esterno, verso il mondo degli umani e verso quello degli dei/demoni, verso la luce e verso le tenebre. Ma alla natura della maschera, oltre alla doppiezza, appartiene anche di tenere uniti i due versanti e la doppia polarità (interno ed esterno).
Naturalmente questa sua ambivalenza nelle due direzioni risponde alla convenzione che le due metà dell’universo abbiano bisogno di essere mediate. La maschera infatti è potente e svolge la sua funzione di conciliazione degli opposti quando “interno” ed “esterno” non si corrispondono e l’universo tende a divaricarsi. In altre parole la maschera simboleggia la tendenza verso l’unità e non verso la dispersione. A questo proposito è significativa la doppia maschera rappresentata da Giano: dio delle porte verso l’interno e verso l’esterno, dio bifronte, giovane-vecchio del passato e del futuro, signore delle due vie, dotato del terzo occhio che vede tutto, l’occhio frontale che raccoglie le diversità. Così la maschera, intesa come oggetto nel quale confluiscono i vari aspetti dell’unità e della pluralità della persona, introduce al mistero dell’apparire.
Se la maschera assume la funzione di rito iniziatico che, nelle società antiche, permetteva sia l’abbandono della propria personalità sia il ritrovarne una nuova, oggi portare la maschera ha forse il significato insieme di mediazione con sé stesso e di mediazione con l’altro. Dunque lavorare sul conflitto e sulla mediazione con sé stessi significa fare i conti quotidianamente con il nostro doppio, ma anche con la molteplicità delle nostre identità e, infine, con le proiezioni delle nostre ombre. L’ombra non ha solo aspetti nascosti, rimossi o spiacevoli, ma ha anche istinti sani, impulsi creativi e buone qualità. Questo determina il conflitto continuo tra l’io e la sua ombra, risolvibile solo se l’individuo riesce a mediare tra le sue due parti permettendo loro di dialogare. In altre parole occorre assumere su di sé l’ambivalenza, l’incertezza, il riconoscimento della propria parzialità e provvisorietà per iniziare un percorso di trasformazione interiore accogliendo ciò che appare negativo e oscuro e ricomporre a unità le nostre parti divise.
Prerequisiti
Ammissibilità e disponibilità all’entrata nella casa di reclusione.
Metodi didattici
Il corso, che si tiene presso la Casa di Reclusione di Opera (Mi), alterna lezioni interattive a lavori di gruppo, a giochi di ruolo e a pratiche di mediazione. Si consiglia la frequenza di questo corso per vivere appieno l’esperienza della mediazione in carcere.
Modalità di verifica dell'apprendimento
L’esame si svolge in forma orale e consiste nella presentazione di una relazione scritta, individuale o in piccolo gruppo, su un tema a scelta, inerente alla tematica della mediazione, e nella discussione della stessa. Se la relazione è di gruppo si chiede la realizzazione di una piece teatrale della durata massima di circa 12 minuti che tematizzi l’argomento della relazione.
La valutazione viene fatta sulla relazione scritta e sulla discussione della stessa nel caso della relazione individuale; sulla relazione scritta e sulla pièce teatrale nel caso delle relazione di gruppo, dando, ad entrambi i casi, maggiore peso alla relazione scritta.
Testi di riferimento
Per gli studenti frequentanti, i testi sono presentati durante il corso.
Per gli studenti non frequentanti:
Obbligatori
AA.VV, Università@Carcere. Il divenire della coscienza: conflitto, mediazione, perdono, Anima edizioni, Milano 2015.
J. Morineau, Lo spirito della mediazione, Franco Angeli Milano 2003.
A. Giasanti, Ombre. Il lato oscuro della società e la nuova etica, Franco Angeli, Milano 2011.
AA.VV. Il carcere in città. La voce, il gesto, il tratto e la parola ovvero l'arte come evasione comune (a cura di I. Castiglioni, A. Giasanti, L. Natali), Franco Angeli Milano 2019.
Learning objectives
The course takes place in an institution where students will encounter sufference in its perhaps most tragic dimension, that is to say prison.
In its first part it will introduce the meaning of mediation by paralleling that of Greek tragedy.
In the second part, the course will highlight how every person’s story is intertwined to that of others, between individual and collective consciousness, like two confronting gazes.
The learning objective is therefore self development in order to face conflict situations and to be able to empatically connect in sufference and renewal.
Contents
Doing mediation implies taking care of so called antisocial/antilaw behaviors with unusual methods within the social-institutional context. These behaviors ted to produce feeelings of misunderstanding, guilt, revolt, resentment, betrayal, rage, vindictiveness, dishonor and humiliation. In order to do mediation then, one needs to be able to hold the fear of the potential
distructiveness of these social feeelings and learn to take a placeamongpeople who are immediately affected by them. It is from this non-place that the mediator tries to contact the source of those conflicts generating voidness, the isolation of people in conflict in their own version of facts, their emotions, their solitude and separation from the other.
Mediation, in the humanistic perspective of Jacqueline Morineau, wants to open a new space in contemporary societies. It intends to open a path along which emotions, affects and social feelings, once revealed and/or violated, can be expressed through the participation to a new rite.
Detailed program
The spirit of mediation practice can be found in every gesture, every act provoking sufference and sorrow to anybody, it can be a space in which this pain can be narrated and listened to (A. Ceretti, Introduzione allo Spirito della mediazione di J. Morineau). The course takes place in an institution where students will encounter sufference in its perhaps most tragic dimension, that is to say prison. In its first part it will introduce the meaning of mediation by paralleling that of Greek tragedy. However, it proposes a more specific theme, the mediation with oneself, by digging into the abysses of one’s soul in order to find one’s own demons and to recognize them.
We’ll talk about the mask as a metaphor of alter ego and whatever is different from us. Generally speaking, people have a misconception of the idea of mask: it is understood as a device to hide. The nature of a mask is its duplicity. It has to do with polarity: it looks over to the inside and to the outside, towards the world of humans and that of demons, towards light and towards darkness. Masks also keep together these two polarities. Naturally this ambivalence needs to be mediated. The mask represents a tendency towards unity rather than dispersion. In this sense it is meaningful to mention the double mask of Giano two-faced: god of doors towards the inside and the outside, young and old, from the past and from the future, lord of the two ways, gifted with the third eye that all can see, the frontal eye that collects diversity. So the mask, is intended as the object in which all the aspects of unity and plurality coexist.
If wearing a mask in antique and traditional societies allowed, during collective initiating rites, to loose one’s own personality to find a new one, today, wearing a mask has the meaning of mediating with oneself and with the other. So working on conflict and on the mediation with self means coming to terms with our double, with our multiple identities and finally with the projections of our shadows.
The shadow, besides hidden, removed or unpleasant aspects, also has positive instincts, creative impulses and good qualities. This determines the conflict between the self and its shadow, solvable only if the individual is able to mediate between its parts and if dialogue is permitted. In other words, it is necessary to subsume the ambivalence, the uncertainty, the recognition of one’s own partiality and precariousness to start a process of inner transformation by welcoming what appears as dark and obscure and to ricompose our divided parts.
Prerequisites
Characteristics of admission and availability to enter the Institution of reclusion
Teaching methods
The course will be held inside the Prison of Opera (Milan). It will alternate interactive sessions with group work, role games and mediation practices. Attendance is encouraged in order to fully understand mediation practices in prison.
Language of the course will be Italian.
Assessment methods
The test will be oral and is the discussion of a written essay, which can be individually or group based, on a chosen topic of mediation agreed with the faculty.
If the essay is written by a group of students, it also needs to be presented in a theatrical form of max 12 mins.
Textbooks and Reading Materials
For attending students, a bibliography will be presented during the course.
For not attending students:
Mandatory:
AA.VV, Università@Carcere. Il divenire della coscienza: conflitto, mediazione, perdono, Anima edizioni, Milano 2015.
J. Morineau, Lo spirito della mediazione, Franco Angeli Milano 2003.
A. Giasanti, Ombre. Il lato oscuro della società e la nuova etica, Franco Angeli, Milano 2011.
Per choice:
AA.VV. Il carcere in città. La voce, il gesto, il tratto e la parola ovvero l'arte come evasione comune (a cura di I. Castiglioni, A. Giasanti, L. Natali), Franco Angeli Milano 2019.
A. Carotenuto, I sotterranei dell’anima, Bompiani, Milano 1993,
2008, pp.73-79.
A. Pizzorno, Saggio sulla maschera in “Studi culturali”, II,1, 2005.
Scheda del corso
Staff
-
Alberto Giasanti